"Da dove si trovava, a Times Square, guardava la Settima Ave-nue. Era mezzanotte passata e dalle due del pomeriggio se n'era rimasto seduto in un cinema, nell'ultima fila della galleria. Un paio di volte l'avevano svegliato le aspre voci del film italiano; una volta la maschera e poi, un altro paio di volte, ambigue dita che lo frugavano tra le cosce. Era stanco morto, ridotto al punto di non provare nemmeno piu rabbia: tanto, ormai, gli avevano portato via tutto..."
Rufus Scott, batterista jazz nero, si aggira senza meta per le strade di New York. Abbandonato da tutti e ossessionato dal giudizio degli altri, crede che nella sua vita non ci sia più nessuna alternativa oltre la morte. Così si getta da un ponte. Nessuno dei suoi amici, familiari e amanti riesce a salvarlo dal suo destino.
Un romanzo che entra dentro i sentimenti e le sofferenze dei personaggi, delle persone.
Che affronta dei temi delicati e importanti, di chi si sente fuori posto e mai apprezzato.
Sicuramente un libro impegnativo, di un certo spessore e che fa molto riflettere. Non è una lettura semplice, proprio per questo ci ho messo un po' a finirlo, ma è una lettura profonda.
È stato il mio primo approccio con questo autore, e sono curiosa a questo punto di leggere qualcos'altro di lui.
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