"Dopo che sono nata, ha cercato di tenermi rinchiusa il più possibile."
Trama: Madeline Miller, autrice premiata dai lettori e dalla critica, rilegge in chiave attuale il mito greco di Galatea, la statua trasformata in donna per assecondare il desiderio del suo scultore Pigmalione. Dalla sua creatura lui vorrebbe solo bellezza e muta obbedienza, ma i tentativi di controllarla non potranno soffocare la sua tragica rivendicazione di libertà. Un racconto poetico e raffinato, arricchito dalle splendide illustrazioni di Ambra Garlaschelli
Galatea, la statua che la dea Afrodite ha reso viva in uno slancio di benevolenza verso Pigmalione, il grande scultore greco, è ora una donna a tutti gli effetti: la sua bellezza uguaglia, o probabilmente supera, quella della marmorea opera d'arte del suo creatore. Dopo averla presa in moglie, l'uomo pretende che lei lo ripaghi incarnando altissime virtù di obbedienza e umiltà, assoggettandosi al suo desiderio. Così, per quanto Galatea provi un sottile piacere nell'usare la propria avvenenza per manipolare lo sposo, in lei comincia a farsi strada un sentimento di ribellione. Nell'ossessiva speranza di fermarla, il marito la tiene sotto stretta sorveglianza in una clinica, controllata da dottori e infermiere. Ma quando le nasce la figlia Pafo, in Galatea si desta un vigile istinto materno, pronto a esplodere al primo segno di pericolo. Ormai è troppo tardi per ostacolare la decisione di spezzare le catene della sua prigionia, costi quel che costi.
Recensione: Ho letto questo racconto in poco più di mezz'ora. Ma è comunque un racconto che si può leggere anche in meno, io ci ho messo un po' di più perché mi sono soffermata ad osservare ogni minimo dettaglio delle bellissime illustrazioni fatte da Ambra Garlaschelli che vanno a completare ciò che l'autrice voleva trasmettere con le parole.
Sicuramente non è una storia come quella che abbiamo trovato in Circe o ne La Canzone di Achille, perché è veramente troppo breve per essere quello che sono stati, almeno per me, questi due libri. Ma in certo senso li racchiude entrambi.
È un racconto che lascia il segno, ma non va' letto con superficialità, altrimenti si rischia di non comprendere ogni sfaccettatura di ciò che la Miller ci sta raccontando.
Quello che può sembrare un semplice e piccolo racconto, è una storia che parla della condizione della donna. Ieri. Oggi. Sempre. Dell'oppressione di essere/sentirsi in catene e volersi liberare. Questo libro, letto in poco più di mezz'ora, non mi ha fatto versare le lacrime della Canzone di Achille, ma mi ha lasciata con un peso dentro. Con la consapevolezza della condizione della donna, ma allo stesso tempo in una sorta di impotenza nel cambiare questa condizione.
Questa è una storia femminista, ma lo è solo se si va a scavare dietro ogni riga, dietro ogni parola.
Madeline Miller, come sempre, sa toccare l'anima, e lo fa in modo delicato e potente allo stesso tempo.
Consiglio questo libro a chiunque voglia una storia che scavi nel profondo, ma soprattutto a tutti coloro che vogliono mettere l'anima nel leggerlo, come l'autrice ha messo l'anima nello scriverlo.
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